Toxoplasmosi, gatti e gravidanza

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La toxoplasmosi è una malattia infettiva, causata dal protozoo Toxoplasma gondii, parassita intracellulare obbligato diffuso tra i mammiferi e gli uccelli.

Ciclo vitale di Toxoplasma gondii

Si distinguono diverse forme di T. gondii durante il suo ciclo vitale. Gli oociti (definiti anche ovocisti) sono il prodotto della riproduzione sessuata che avviene solo nell’intestino tenue dei felidi dopo che questi abbiano ingerito delle cisti vitali presenti, per esempio, nella carne cruda. Nei felidi i parassiti possono infettare le cellule epiteliali dell’intestino tenue e riprodursi formando quindi gli oociti.

Questi vengono quindi espulsi con le feci fino a circa 14-18 giorni dopo l’infezione iniziale. Gli oociti maturano dopo almeno 24 h dall’espulsione con le feci producendo gli sporozoiti (sporulazione) che costituiscono il veicolo di infezione che avviene per via oro-fecale.

Nei mammiferi e negli uccelli in cui non avviene riproduzione sessuata (ma anche nei felidi stessi) il parassita può passare la barriera intestinale utilizzando come veicolo i macrofagi (la forma in questo caso viene chiamata tachizoite perché si riproduce velocemente) e quindi il sangue come via di disseminazione ai diversi tessuti (muscoli, linfonodi, sistema nervoso centrale, miocardio, fegato e i polmoni).

Nel momento in cui una risposta immune adeguata viene sviluppata (circa 7-10 gg) il protozoo rimane confinato in questi tessuti in una forma cistica dormiente (definita bradizoite perché la replicazione è lenta o assente). In caso di una diminuzione delle difese immuni queste cisti si possono riattivare e si può osservare una ulteriore disseminazione nei tessuti attraverso la via ematica.

Raramente la riattivazione dell’infezione è stata osservata in gatti sani. In questi casi la produzione di oociti attraverso le feci risulta in genere contenuta.

Manifestazioni dell’infezione

Uomo

Nel 90% degli individui capaci di una normale risposta immune non si presentano manifestazioni cliniche dell’infezione di T. gondii ma questa può essere desunta dalla presenza di anticorpi specifici di classe IgG.

La presenza di soli anticorpi IgM evidentemente rivela una infezione recente (gli anticorpi IgM rimangono comunque rilevabili per circa 6-9 mesi). Le manifestazioni cliniche in questi individui in genere si limitano a febbricola, mal di testa, ingrossamento dei linfonodi del collo.

L’infezione di T. gondii può diventare clinicamente evidente e pericolosa perlopiù in individui con marcata immunodeficienza (individui con AIDS o che abbiano subito trattamenti chemioterapici o immunosoppressivi per trapianto ad esempio).

Gatto

Anche nel gatto le manifestazioni cliniche di infezione sono generalmente assenti o limitate ad un aumento della temperatura corporea, sonnolenza e a mancanza di appetito. Tuttavia, in alcuni gatti si possono osservare dolori articolari e muscolari soprattutto nella parte posteriore del corpo.

Soprattutto nei gatti immunodepressi (FIV+ e FELV+) si possono avere manifestazioni acute quali polmonite, epatite con vomito, diarrea, ingrossamento dei linfonodi, infezioni agli occhi e disturbi neurologici.

Modalità di infezione

Il gatto si può infettare mangiando piccoli roditori o uccelli che ottiene cacciando oppure, nei gatti che fanno vita esclusivamente casalinga, mangiando carne cruda o poco cotta offerta dai proprietari.

Nell’uomo l’infezione può avvenire attraverso 3 vie:

  • l’assunzione di carne cruda o poco cotta. I bradizoiti si possono trovare fino all’8% della carne di manzo, al 20% della carne di maiale e di agnello (1). La cottura della carne ad una temperatura interna di almeno 67 gradi C o il suo congelamento a temperature inferiori ai -12 gradi C elimina il rischio di questa via di infezione;
  • dopo la sporulazione, gli sporozoiti possono essere ingeriti attraverso la via oro-fecale e superare la barriera intestinale;
  • molto raramente sono state descritte infezioni in seguito a trasfusioni da individui con tachizoiti circolanti a individui non immuni.

Infine deve essere menzionato il rischio di infezione congenita. Questa avviene attraverso il passaggio transplacentale del tachizoite al feto. Questa infezione si può osservare solo quando la donna sviluppa una infezione primaria (prendendo in considerazione individui con un normale sistema immune).

I rischi di infezione transplancentale aumentano durante il periodo di gestazione. Gestanti che contraggono l’infezione nel primo trimestre hanno un rischio di trasmettere l’infezione al feto che va dallo 0% al 9% mentre se l’infezione viene contratta nel terzo trimestre il rischio va dal 35% al 59% (2).

Fortunatamente i rischi per il feto diminuiscono nelle infezioni più tardive.

L’infezione congenita resta comunque un evento molto temuto durante la gestazione e può comportare serie conseguenze per il nascituro specie se contratta nel primo trimestre di gravidanza.

Fattori di rischio per l’infezione

Alcuni studi descrivono le principali cause di seroconversione nelle donne durante la gravidanza. In 2 studi europei, coinvolgenti più di 300 donne, sono stati identificati quali fattori di rischio l’assunzione di carne cruda o non cotta a sufficienza (in questo si può anche includere il non lavare e riutilizzare i coltelli usati per tagliare la carne non ancora cotta), l’assunzione di verdura cruda e non lavata adeguatamente (questa può venire a contatto con le feci di gatti infetti) e il contatto con il terreno a mani nude (per esempio durante operazioni di giardinaggio, sempre per la possibile presenza di feci di un gatto infetto).

In questi studi la presenza di gatti in ambiente domestico non è stata identificata come un fattore di rischio.

In un analogo studio norvegese, la pulizia della lettiera dei gatti è stato identificato come fattore di rischio per la seroconversione. Deve essere notato che in questo studio si è preso in considerazione la pulizia della lettiera e non la presenza dei gatti in ambiente domestico.

In un altro studio fatto su donne di età fertile la convivenza con gatti in ambiente domestico non è stato identificato tra i fattori di rischio che portano a seroconversione.

A carattere generale la presenza di gatti in ambiente domestico rappresenta un modesto fattore di rischio per l’infezione da T. gondii legato soprattutto alla pulizia della loro lettiera e che diventa irrilevante se vengono utilizzati i basilari comportamenti di igiene personale.

Il consumo di carne cruda e verdure non adeguatamente lavate rimangono quindi i fattori di rischio per infezione da T. gondii di gran lunga preponderanti.

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Come menzionato un gatto che faccia esclusivamente vita domestica non ha possibilità di infezione da T. gondii a meno che il proprietario non utilizzi carne cruda per il suo nutrimento.

In un gatto in buona salute il periodo di produzione di ovocisti potenzialmente infettive tramite le feci è limitato a circa 14-18 gg.

Le ovocisti emesse con le feci non sono infettive nelle prime 24 ore.

La pulizia giornaliera della lettiera, fatta con guanti monouso e una pulizia accurata delle mani, elimina i rischi di possibile infezione derivati dal contatto con le feci del gatto. Questa precauzione deve essere naturalmente osservata anche se la pulizia della lettiera viene operata da altra persona.

Inoltre, per un gatto che fa esclusivamente vita domestica, la sospensione di qualunque tipo di carne cruda o poco cotta quale nutrimento fa sì che dopo circa 2 settimane questo non possa più rappresentare un veicolo di infezione. Solo in rari casi è stata osservata la riattivazione della produzione di oociti e viene comunque consigliato il mantenimento delle basilari norme igieniche.

Non esistono quindi motivi ragionevoli per allontanare un gatto durante il periodo di gravidanza di una futura madre ma è utile mettere in opera pochi e semplici accorgimenti.

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