La malattia del rene policistico PKD

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Nel gatto il corredo genetico è rappresentato da 19 coppie di cromosomi (38 cromosomi in totale quindi). La metà di questo elementi ha provenienza materna e l’altra metà ha provenienza paterna. Una di queste coppie cromosomiche determina il sesso (XX o X/Y). Questi sono detti cromosomi sessuali. I restanti cromosomi sono detti autosomici.
Il termine “carattere autosomico” significa che il gene che lo determina si trova in uno dei cromosomi autosomici.
Il termine dominante significa che al fine dell’espressione di questo carattere (fenotipo) è sufficiente la presenza del gene su uno solo dei cromosomi (evidentemente questo può derivare dal corredo paterno o materno).
Il termine omozigote significa che un determinato gene (o variante genica) è presente su entrambi i cromosomi (materno e paterno).
Il termine eterozigote significa che un gene (o variante genica) è presente su un solo membro della coppia di cromosomi.

PKD

Con l’acronimo “PKD” (Polycystic Kidney Disease, malattia del rene policistico) si indica una progressiva e irreversibile alterazione anatomica della corteccia e della midollare del parenchima renale che, dopo un decorso clinico variabile da individuo a individuo, determina una insufficienza renale cronica terminale. È clinicamente caratterizzata dallo sviluppo di cisti (normalmente multiple e bilaterali) con riscontro di nefromegalia (aumento del volume dei reni) alla palpazione. Le cisti consistono in cavità ripiene di liquido. Queste occasionalmente possono essere riscontrate nel fegato, pancreas e utero. Oltre che nel gatto questa patologia è diagnosticata nell’uomo ed in altre specie animali. E’ una malattia genetica trasmessa per via ereditaria come carattere autosomico dominante (1).

La mutazione che causa PKD è presente sul gene PKD1 che codifica per una proteina chiamata policistina-1. Questo gene è coinvolto in circa l’85% dei casi di PKD umana. La presenza di questa proteina sulla membrana delle cellule dei tubuli renali sembra riesca a determinare una corretta architettura del complesso tubulare. Nell’uomo è stato identificato un altro gene (policistina-2) che determina malattia del rene policistico.

Nel gatto l’analisi genetica di soggetti affetti da PKD ha identificato una singola mutazione del gene PKD1 che determina la presenza di una proteina funzionalmente alterata (2) (sul codone 29 viene generato un segnale di stop che termina la proteina prematuramente).
Questa alterazione genica è identificata principalmente nel persiano (3). Poiché nel tempo il persiano è stato incrociato con altre razze questa alterazione si può riscontrare anche nelle seguenti razze: Exotic Shorthair, Selkirk Rex, British Shorthair, Scottish Fold, Sacri di Birmania, Ragdoll, American Shorthair, Devon Rex, Maine Coon, Norvegesi delle Foreste, Sphynx, Orientali, Cornish Rex, Abissina, Somala, Manx e Burmese.

Questa situazione è decisamente diversa rispetto a quella che si riscontra nell’uomo in cui questa patologia è osservata in circa 1 soggetto ogni 1000 e diverse mutazioni genetiche risultano essere rappresentate lungo tutto il gene.
Studi riguardanti i persiani hanno rilevato una prevalenza (percentuale di individui positivi) che va dal 36% al 49% (3).
Si ritiene quindi che questa mutazione fosse presente in uno degli individui fondatori della razza e che questo carattere sia rimasto conservato a causa del suo manifestarsi successivamente all’inizio dell’età riproduttiva.
A questo proposito si osserva che i gatti che sviluppano PKD sono eterozigoti (la mutazione è presente su un unico cromosoma). Si ritiene che gli individui omozigoti non superino la vita intrauterina.

Come può essere ereditato il gene mutato:

Un genitore PKD negativo + un genitore eterozigote: i cuccioli hanno il 50% di possibilità di ereditare la PKD
Madre eterozigote + padre eterozigote: i cuccioli hanno il 75% di possibilità di ereditare la PKD
Entrambi i genitori sono PKD negativi: tutti i cuccioli saranno PKD negativi

Non è stata dimostrata nessuna associazione di PKD con il sesso e con particolari colorazioni del manto (4).

Diagnosi con ultrasonografia

La diagnosi di PKD può essere operata tramite esame ultrasonografico (ecografia). Fino ad alcuni anni fa, questo esame era l’unico con cui si potesse fare diagnosi di PKD prima di arrivare al periodo fertile dell’animale. In effetti, alcuni studi hanno mostrato una buona specificità e sensibilità di questo esame anche se effettuato tra i 6-9 mesi di età. È comunque raccomandata una buona esperienza dell’operatore in quanto a questa età piccole cisti presenti nella midollare renale possono risultare di difficile individuazione. Dopo l’anno di vita l’esame ultrasonografico risulta più facilmente interpretabile ma diventa poco utile per chi volesse iniziare ad utilizzare gli animali come riproduttori. Infatti, il numero e la dimensione delle cisti tende ad aumentare con l’età rendendo più certa la diagnosi.
Deve essere detto che, probabilmente anche grazie a strumentazioni più sofisticate, la letteratura recente tende a suggerire che l’utilizzo dell’ecografia risulti affidabile anche in gatti di 3 mesi di età (5, 6).

Esame genetici

Da qualche anno è diventato disponibile un esame genetico consente di fare diagnosi di PKD. Questo chiaramente può essere fatto a qualunque età. Questo esame è oggi piuttosto semplice da ottenere anche per un privato. Esistono alcune ditte che mettono a disposizione il necessario. Il prelievo del materiale biologico, da cui viene fatta l’estrazione di DNA, viene operato strofinando un tampone sulla gengiva del gatto. Questo viene successivamente spedito e quindi si può ricevere una risposta nell’arco di circa 10 giorni.
Questo test risulta di fatto affidabile nel 100% dei casi. Il costo è in genere relativamente contenuto (circa 50 Euro).
Questi sono alcuni indirizzi web presso cui è possibile richiedere il test genetico:
http://www.vgl.ucdavis.edu/services/cat/
http://www.animalsdna.com/
http://www.antagene.com/index.motsclefs.Gatto-.rubrique_id.147.coderub1.3.coderub2.0.html
http://www.vetogene.com/vetolab/gatti/gatti.html

Nella maggior parte dei casi i gatti che presentino PKD all’esame ecografico risultano anche positivi al test genetico. Sono comunque stati riportati casi in cui il test genetico è risultato negativo in gatti PKD positivi all’esame ecografico. Questa evenienza appare piuttosto rara (4-5% dei soggetti con diagnosi istologica o ultrasonografica) e questi soggetti potrebbero rappresentare casi in cui sono coinvolte mutazioni diverse sul gene PKD1 o mutazioni su altri geni in maniera analoga a quella che si osserva nell’uomo (7).

Sintomi e terapia

L’evoluzione della malattia è piuttosto eterogenea. Generalmente i segni clinici si manifestano tra i 3 e i 10 anni. La malattia comunque può rimanere asintomatica anche ad età superiori e il gatto, almeno in alcuni casi, può condurre una vita sostanzialmente normale. Non si conoscono le cause che determinano l’eterogeneità nell’età di manifestazione di malattia. La sintomatologia è quella che si osserva nell’insufficienza renale cronica (IRC): polidipsia (sete), poliuria (produzione di elevati volumi di urina), vomito. Può essere osservata anche ematuria (presenza di sangue nelle urine). Come per l’IRC non esiste una cura che porti a guarigione ma si possono mettere in opera tutta una serie di accorgimenti che possono supportare in maniera rilevante il soggetto (vedere http://www.gattisinasce.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=2791 per maggiori dettagli).
Soprattutto nell’uomo e occasionalmente nel cane è stata riportata la possibilità di svuotare le cisti (drenaggio) e sottoporle a trattamento con un agente sclerosante (per esempio etanolo al 95% – scleroterapia) per evitare che si riempiano nuovamente. Questo trattamento può essere effettuato solo su cisti di una certa dimensione. Queste cisti sono quelle che spesso compromettono in maniera rilevante la funzionalità renale. Nella letteratura non sono riportati studi che utilizzino questa metodica nei gatti con PKD.

Prevenzione

È evidente che gli allevamenti devono intervenire non mettendo in riproduzione gli individui PKD positivi. Data la disponibilità di un test genetico relativamente economico è oggi piuttosto semplice testare gli individui, anche alla nascita, ed eventuamente provvedere alla loro sterilizzazione.

Anche il test ecografico viene raccomandato sebbene la sua attendibilità risulti essere ottimale quando l’individuo è fertile.
Purtroppo questi semplici accorgimenti vengono spesso disattesi come testimoniano i troppi gatti PKD positivi provenienti dagli allevamenti.

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